Alluvione di Genova 4 novembre 2011, cronistoria di una tragedia

Ritratto di Conrad
Pubblicato Venerdì, 11 Novembre, 2011 - 14:17 da Stefano "Conrad" Massini

Il 4 novembre 2011 verrà ricordato da tutti gli abitanti della città di Genova, al pari di quello di 41 anni fa, come uno dei peggiori giorni della sua storia.

Nera che porta via che porta via la via - nera che non si vedeva da una vita intera così dolcenera nera - nera che picchia forte che butta giù le porte scriveva Fabrizio De André ricordando la precedente alluvione del '70, e chi meglio di lui può dare voce al capoluogo ligure in questi momenti.

D’altronde l’acqua è più forte di tutto, che cada dal cielo, scorra in un fiume o per una strada, è impossibile fermarla.

L’impotenza dell’uomo di fronte a questi fenomeni è il tema di questo approfondimento, che, scritto ancora troppo vicino alle duplici tragedie del Levante ligure e di Genova, abbandona quella trattazione a carattere scientifico tipica della meteorologia per compiere un doloroso ricordo di quel giorno. Appunti presi per ricordare quindi, ma anche per riflettere e per provare a comprendere.

La cronistoria parte dal giorno precedente

La passione per questa strana materia scientifica aveva portato tutti noi appassionati a seguire questo peggioramento già da diversi giorni. Ma nessuno, nemmeno i più valenti metereologi professionisti in televisione, poteva prevedere quello che sarebbe successo da qui a poco. In realtà le avvisaglie c’erano, era segnalato un forte temporale sul ponente della città e del genovesato e l’allerta era massima su tutta la regione. 

Si sarebbe potuto fare qualcosa di più in molti si chiedono, c’è stata sottovalutazione dei rischi e incuria nella gestione altri denunciano. Lasciamo la risposta ai numerosi articoli di giornali e talk sulle televisioni locali.

La mattina dopo era ben chiaro che qualcosa nelle previsioni era andato storto. Un forte temporale stava investendo il Tigullio. I venti erano diversi da quelli attesi, le precipitazioni di conseguenza anche.

Il nucleo temporalesco inizia a salire verso nord e nella sua lenta risalita aumenta di forza fino a colorarsi di viola, segno inequivocabile di violentissimi nubifragi.

Sono le 11.00, il temporale, dopo aver creato i primi danni nel Tigullio, entra alle porte di Genova con una forza devastante e inarrestabile.

In pochi minuti la città si trova di fronte ad un muro d’acqua che colpisce tutta la parte centro-orientale del capoluogo, un nubifragio di rara violenza che dal mare arriva fino alle colline sopra, dove hanno le sorgenti i torrenti della città.

Sono le 12.00, il nucleo temporalesco fa quello che non avrebbe dovuto fare, si ferma proprio sulla città, autorigenerandosi sul mar Ligure per effetto dello scontro tra la Tramontana al suolo proveniente da nord-nordest e le violenti correnti umide da sud. E si compie un vero paradosso, la zona occidentale della città, da Voltri a Sestri, non vede pioggia perchè riparata dal sottovento della Tramontana, quella stessa che a pochi chilometri più ad est generava la tragedia scontrandosi con lo Scirocco.

Ore 12.40, un tale rio Fereggiano, un torrente semisconosciuto perfino a molti genovesi, un corso d’acqua che non vede acqua per 300 giorni l’anno, esonda, superando i labili argini a cui il cemento ha rubato la via naturale. Pochi istanti dopo sei vite vengono distrutte lungo via Fereggiano, travolte dal fiume in piena e dalla violenza dell’acqua.

Sono le 13.20, dopo interminabili minuti il temporale inizia lentamente a perdere forza, i venti iniziano a ruotare verso sudest e il temporale finalmente si muove verso ovest abbandonando lentamente le zone alluvionate.

Ma ormai i fiumi sono in piena anche per le violenti piogge in collina. E durante un’ondata di piena, il Bisagno, il torrente simbolo di Genova, esonda in un breve tratto presso Piazzale Adriatico e Borgo Incrociati. Brignole, Foce, Piazza Giusti, Via XX Settembre vengono inondate dall’acqua e dal fango. Tutto si ferma e allo stesso momento, tutto si fa frenetico. La città è in ginocchio, tutti i simboli della Grande Genova sono sott’acqua e sotto il fango.

Lentamente il temporale, ormai scaricatosi di tutta la sua potenza, raggiunge le zone ad ovest e, finalmente, alle 14.00 smette di piovere.

Restano solo fango e detriti, auto incassate, urla e pianti, ma soprattutto restano quattro donne e due bambini, immobili in mezzo al fragore dell’acqua che scorre.

D’altronde Fabrizio l’aveva detto, “Amìala ch'â l'arìa amìa cum'â l'é - amiala cum'â l'aria ch'â l'è lê - ch'â l'è lê  - atru de rebellâ  - â nu n'à â nu n'à”.

 

 

Commenti

Ritratto di ermanno1984

grande stefano, veramente un gran resoconto


Ritratto di Wario

ottima disamina... unica correzione...il bisagno è esondato anche a borgo incrociati oltre che piazzale adriatico


 Una precisazione ulteriore, in Piazzale Adriatico il disastro avutosi non è stato prodotto dal Bisagno quanto piuttosto dall'esondazione di un altro rio, il Rio Carrega e dalla concomitante discesa di un imponente massa d'acqua dalle colline sovrastanti la zona di Ponte Carrega e Forte Ratti, mentre in zona Molassana credo ci sia stata una parziale tracimazione del  Bisagno, ma purtroppo i danni e gli effetti avutisi sono stati egualmente disastrosi...